1.
Mi
sto convincendo sempre di più che le risposte ai problemi del mondo
attuale ricavate dalla lettura di autori tradizionali o perennialisti
che dir si voglia, ebbene le formule risolutive – schematizzo - di
estraniarsi verso una dimensione iperuranica, o lottare senza agire,
ed altre perle di saggezza orientale, sono inefficaci alla luce di
quanto vedo e sento. Il ritorno al neopaganesimo consigliato dalla
redazione di EreticaMente, le conventicole evoliane che ripetono di
rimanere ritti in mezzo alle rovine del mondo moderno, i cenacoli
guenoniani che fanno del motto “non contate su di noi” il loro
programma esistenziale, ecco, danno indicazioni astratte a questioni
concrete. Trovo in loro un difetto metodologico e, direi, pure
dottrinario. Innanzitutto il prima cattolico, poi gnostico, e ancora
massone René Guénon divenuto infine islamico, in una fase
drammatica della storia europea e mondiale, tra le due guerre, pensò
bene di fare una fuitina in Egitto e rimanerci, si fece una nuova
famiglia e visse di rendita grazie alle facoltose risorse del
suocero. Ora, denunciare il mondo moderno analizzandone cause e
sviluppi; almanaccare di simboli e dati tradizionali e delineare la
fine del ciclo cosmico; indicare vie iniziatiche possibili sebbene
poco praticabili dai più; inoltrarsi nelle teoretiche degli stati
molteplici dell'essere aspettando gli oracoli che prefigurano
l'avvento del Re del Mondo; beh, è esaltante ma poco fattibile
quando dobbiamo far quadrare i conti con la Storia nonché il
bilancio familiare. Altrimenti si scade nel fanatismo delle insane
scolastiche sorte intorno ad Evola e Guénon. Il mito incapacitante
rischia di realizzarsi quando seguiamo le istruzioni su come
cavalcare la tigre, se poi Equitalia ci pignora casa. È frustrante
scoprire che il cammino iniziatico più volte auspicato come
Liberazione dalle correnti del divenire, si confonde con l'amaro
calice del contingente. La Tradizione, sì, proprio quella con la
maiuscola, non è una cuccia calda dentro cui riposare sognando
cavalieri erranti e principesse da salvare; né è una scusa per
trovare qualche improbabile quarto di nobiltà: essa è una corrente
vivente che assume forme sempre nuove, benché difficili da scoprire.
Seguire un percorso iniziatico, che non sia la burletta (comunque
fatale) massonica, anche solo per sopravvivere tra le rovine del
mondo, è impresa eroica, da monaco-guerriero, forse fuori portata a
meno di un intervento divino, che non va certo escluso a priori. Le
influenze spirituali sono decisive per ogni illuminazione, ma a noi
spetta un carico di lavoro asfissiante, tremendo, solo per scrollarci
di dosso sedimenti psichici, abitudini zavorranti, pregiudizi; solo
l'opera al nero talvolta dura un'intera vita terrena. E poi, dopo
aver letto e studiato gli autori su menzionati, non vi ho trovato un
aspetto che definire decisivo è dir poco. Quale? È una potenza
dirompente, una forza inarrestabile che se canalizzata, non conosce
ostacolo. Qualcuno lo avrà capito, ma prima di scriverla vorrei
ancora dire una cosetta. I tradizionalisti hanno stupidamente messo
tale sentire tra il devozionalismo e il sentimentalismo tipico del
popolo bue e miope, insomma robetta da schiavi, da donnette, da
sciampiste in cerca di avventure galanti, per intenderci. Cos'è?
L'amore. È pur vero che oggi è affetto da riduzionismo ontologico,
relegato com'è alla giornata degli innamorati e a programmi mefitici
come quelli della signora De Filippi. Eppure è quella energia immane
che anima ogni cosa. Ma chi non la sperimenta la nega. E trovo
vergognoso per un essere umano, anche se si ammanta di status
iniziatico, di rinnegare il sentimento per antonomasia, l'amore dono
di Dio, fuoco alchemico, che tutto riscalda e trasforma. Oh certo, né
Evola né il francese erano teisti almeno secondo la mia fede, e
considerando Gesù un piccolo profeta della Galilea, non avrebbero
mai potuto comprendere l'immensità e la regalità che promanava
dalla Sua Persona, e questa posizione li rende deficitari, limitati,
ignoranti. Soprattutto il duo ineffabile della Tradizione del XX°
Secolo, non concepì la fondamentale trasmissione iniziatica
dell'amore cosmico che l'uomo-Dio ci regalò, senza ritualistiche o
tecnologie interiori. Amore capace di attingere al Regno di Dio.
Basterebbe studiarci il sufismo o i Fedeli d'amore, o anche
avvicinarci all'esperienza Rosa+Croce, per convincerci che un
patrimonio inestimabile è alla portata di ognuno di noi sebbene
occultato dal materialismo distruttore in cui viviamo. L'amore è
l'unica forza che contrasti il secondo principio della termodinamica,
essa agisce a tutti i livelli della Realtà senza mai esaurirsi.
Non
voglio disconoscere gli elementi genuini dell'antica sapienza che gli
autori suddetti hanno raccolto e divulgato. C'è dell'autentico, del
grandioso, tra le pagine di Guénon ed Evola, ma senza quella forza
rigenerante, che tutto rettifica e redime, non saremo salvi né
liberi.
2.
Chiunque
adotti la tecnica di utilizzare una comunità, una nazione, il mondo,
un Io di gruppo che si identifica in una credenza, una cultura,
un'etnia, per opporre e schiacciare chi la pensi diversamente, è
alimentato dalle stesse energie oscure dell'Io che in nome delle
proprie credenze è disposto ad ogni violenza, fisica morale
economica. È pur vero che l'Io ha una effimera consistenza in quanto
agglomerato di ideologie, di energie psichiche pescate dal
subconscio, tuttavia è abbastanza duraturo da imporre il proprio
dominio, anche per una vita d'uomo. Lo scontro di civiltà, oggi, è
una chimera, in realtà sia l'Occidente che l'Islam sono facce della
stessa medaglia degenerata, hanno alla base gli stessi meccanismi:
l'identificazione in uno schema e la proiezione della parte oscura
non accettata, delle energie represse, su schemi diversi. Qualunque
gruppo umano che si creda nobile, civile, superiore politicamente,
nasconde in sé il veleno della separazione, il diavolo. Non è in
ballo la sopravvivenza della civiltà occidentale contro il medioevo
islamista, perché l'Europa è spiritualmente morta, per cui il
nemico alle porte non ha il volto coperto e non agita la scimitarra,
ma è già dentro la nostra anima dilacerata.
Su
questo spazio virtuale, io e voi, tentiamo di dare un senso alla
rabbia che ci pervade, contro tutto ciò che è informe, indistinto.
Sembrerebbe una guerra di retrovia, velleitaria, tardiva, visto che
abbiamo toccato il punto di non ritorno. Son convinto che esista un
collegamento sottile tra pensiero e realtà manifestata. L'intento è
creatore, dà forma all'energia che ci avvolge, modella il mondo in
cui siamo immersi. La realtà non è più predeterminata ed
obiettiva, dunque misurabile e descrivibile, ma indeterminata in
quanto campo di possibilità. Aveva in questo ragione Mao, la realtà
è una superstizione borghese. Allora c'è una possibilità di
invertire la rotta? Siamo quattro gatti, è vero, ma se ci allineiamo
in una certa direzione, quella originaria, anche i restanti, fossero
pure moltitudine, sono indotti ad allinearsi per il principio
magnetico che regola la materia e le anime. Se una élite governa il
pianeta, avendo in pugno l'economia, la finanza, la politica,
l'esercito, la polizia, questo dimostra che pochi individui nei posti
cardine del sistema possono dominare tutto. Esiste una falla in ogni
sistema, però. Qual è? È la legge della dialettica su cui si
poggia, secondo cui un sistema non può essere modificato
dall'interno, perché il soffio dell'idea, l'energia che anima
l'intenzione di un cambiamento radicale non può essere costretta in
un corpo rigido, per sua natura portato a perpetuare un assetto che
garantisca la conservazione del sistema stesso e dunque del proprio
potere. Il sistema è qualcosa di artificiale, di meccanico, potremmo
dire oggi che è digitale, ha la sua forza nel suo limite. Pochi lo
riconoscono. Gli apparati, i meccanismi, sembrano inviolabili, ma
mancano di ossigeno poiché inorganici, privi come sono di anima. Un
golem animato da qualcosa di disumano e perciò alieno. Per questo
motivo è inutile entrare nella centralina, nella sala comando del
sistema per sabotarlo: son solo macchine, altrove c'è il motore che
lo fa muovere.
La
Vita che è soffio divino, deve però poter fluire liberamente. La
religione aperta al mondo, che ha ripudiato il sacro, è diventata
come un contenitore in cui si cerchi di chiudere l'acqua che scorre.
Ecco, la Vita deve poter fluire, diventare fede che si trasfigura
nella conoscenza, che si fonda nella coscienza personale. Ma non
prendete come assioma quanto vi accenno, verificatelo con l'occhio
del cuore, non c'è logica della testa, sentitelo dentro. Io sento
che in me c'è un seme splendente sin dal principio in forma latente;
però è necessario sacrificare la mascherina di apparenze e
convinzioni a cui ci siamo aggrappati per recitare in scena, affinché
possa spaccarsi e germogliare. Abbandoniamo l'illusione di migliorare
un sistema che difende strenuamente il proprio potere. Mettere una
pezza ad un abito fatiscente è impresa vana. Siamo noi i
protagonisti dell'impresa, quella di restaurare l'antica norma del
Cielo.