MARIO MONTI, UN MONDIALISTA ALLA GUIDA
DELL'ITALIA
Da "IL FOGLIO" di giovedì 24 novembre 2011
Mario Monti, un mondialista alla guida dell`Italia VIAGGIO
CIRCOSTANZIATO, CON ALCUNE SIGNIFICATIVE COINCIDENZE, NEL CURRICULUM
ESEMPLARE DI UN PRESIDE TECNICO Questo articolo di Gianfranco Amato è
stato pubblicato sul sito CulturaCattolica.it, curato da don Gabriele
Mangiarotti Nel suo stellare curriculum il professor Mario Monti
vanta anche studi esteri. Trascorre un anno presso la prestigiosa
Università di Yale, dove diventa allievo di James Tobin, premio
Nobel per l`Economia nel 1981. Non abbiamo prove di una sua
affiliazione alla Skull and Bones, la celeberrima e potente società
segreta di ispirazione mondialista che dal 1832 ha sede presso quel
prestigioso ateneo statunitense. Abbiamo però la prova che il
professore varesino rappresenti un autentico apostolo del pensiero
mondialista. Tre inequivocabili circostanze lo attestano.
Mario Monti è membro del Bilderberg Group. La notizia è passata
sui media con una certa nonchalance. Istituito nel 1954 presso il
castello olandese di Bilderberg, questo esclusivissimo club si
ritrova segretamente ogni anno per decidere del futuro dell`umanità.
Si tratta dei centrotrenta uomini più potenti e influenti del mondo
riuniti in una stessa stanza, che guardie armate tengono lontana da
occhi indiscreti. In più di cinquant`anni d`incontri è sempre stata
vietata la presenza della stampa, non sono mai state rilasciate
dichiarazioni sulle conclusioni degli intervenuti, e non è mai stato
svelato l`ordine del giorno. A prescindere da cosa realmente accada
in quel segreto consesso, il solo fatto di come si svolga e di chi lo
componga lascia alquanto perplessi, e non risponde certo a una logica
di democrazia e trasparenza. Fino all`ultimo momento resta occulto il
luogo degli incontri e si interviene solo su espresso invito, che non
può essere pubblicamente divulgato, pena la mancata partecipazione.
Per comprendere meglio di cosa si tratti è sufficiente leggere
quanto sul tema ha scritto William Vincent Shannon, non esattamente
un paranoico complottista, ma un prestigioso giornalista, redattore
del New York Times e ambasciatore degli Stati Uniti in Irlanda
durante la presidenza Carter (1977-1981): "I membri del
Bilderberg stanno costruendo l`era del post nazionalismo: quando non
avremo più paesi, ma piuttosto regioni della terra circondate da
valori universali. Sarebbe a dire, un`economia globale; un governo
mondiale (selezionato piuttosto che eletto) e una religione
universale. Per essere sicuri di raggiungere questi obiettivi, i
Bilderberger si concentrano su di un `approccio maggiormente tecnico`
e su dì una minore consapevolezza da parte del pubblico in
generale".
Del resto, lo stesso fondatore del Bilderberg Group, il principe
Bernardo d`Olanda, sul punto era stato chiaro: "E` difficile
rie- ducare gente allevata al nazionalismo all`idea di rinunciare a
parte della loro egemonia a favore di un potere sovranazionale".
Onesto, a suo modo, è stato pure David Rockefeller - altro
Bilderberg di razza -, il quale ha lasciato scritto nelle sue Memorie
(2002): "Alcuni credono che facciamo parte di una cabala segreta
che manovra contro gli interessi degli Stati Uniti, definendo me e la
mia famiglia come `internazionalisti`, e di cospirare con altri nel
mondo per costruire una più integrata struttura politicoeconomica
globale, un nuovo mondo, se volete.
Se questa è l`accusa, mi dichiaro colpevole, e sono orgoglioso di
esserlo".
Il Times, che non può certo definirsi un foglio complottista, nel
1977 descrisse i membri del Bilderberg Group come "una congrega
dei più ricchi, dei più economicamente e politicamente potenti e
influenti uomini nel mondo occidentale, che si incontrano
segretamente per pianificare eventi che poi sembrano accadere per
caso".
A conferma, si possono elencare alcune singolari coincidenze (per
citare i casi più noti e più recenti) dovute a fatti accaduti dopo
gli incontri del Bilderberg. Bill Clinton partecipa al meeting del
1991; vince le primarie del Partito democratico, e da oscuro
governatore dell`Arkansas diventa presidente degli Stati Uniti nel
1992. Tony Blair partecipa al meeting del 1993; diventa il leader del
Partito laburista nel luglio del 1994, e viene eletto primo ministro
nel maggio del 1997, George Robertson partecipa al linee ting del
1998; viene nominato segretario generale della Nato nell`agosto del
1999. Romano Prodi partecipa al meeting del 1999;
riceve l`incarico di presidente dell`Unione europea nel settembre
del 1999, ricoprendo tale incarico fino a gennaio 2005; nel 2006
viene eletto presidente del Consiglio.
Sembra confermata ancora una volta la saggia conclusione del
barone Denis Winston Healey, ex ministro britannico della Difesa
(1964-1970) e delle Finanze (]974-1979):
"Quel che accade nel mondo non avviene per caso; si tratta di
eventi fatti succedere, sia che abbiano a che fare con questioni
nazionali o commerciali, e la maggioranza di questi eventi sono
inscenati da quelli che maneggiano la finanza". Per chi volesse
saperne di più, consiglio la lettura di un ottimo testo intitolato
"The True Story of the Bilderberg Group", di Daniel
Estulin, un libro di 340 pagine - corredato da una preziosa
documentazione - che raccoglie i risultati di una indagine durata
anni sull`intoccabile gruppo elitario di cui la stampa ufficiale
appare sempre reticente.
La seconda prova dell`indole mondialista del nostro esimio
professor Monti, risiede nel fatto che egli faccia anche parte della
Trilateral Commission. Anzi, per essere pre- cisi, ricopre la carica
di presidente per l`Europa nel triennio 2010-2012. Chi ha l`avventura
di accedere al sito ufficiale di quella istituzione
(www.trilateral.org), troverà, infatti, una lettera di presentazione
sottoscritta da Mario Monti, quale European Chair, da Joseph S. Nye,
Jr., quale North American Chair, e da Yotaro Kobayashi, quale Pacific
Asian Chair, con tanto di fotografia. Ufficialmente si tratta di un
think-tank fondato nel 1973 da David Rockefeller con forte impronta
mondialista. Il professor Piergiorgio Odifreddi (lontanissimo per
idee da chi scrive) ha invece liquidato il prestigioso pensatoio
internazionale definendolo, su Repubblica (9.11.2011), "una
specie di massoneria ultraliberista statunitense, europea e nipponica
ispirata da David Rockefeller e Henry Kissinger". Quella di
Odifreddi non rappresenta, ovviamente, l`unica voce critica nei
confronti della Trilateral. Nel 1979 l`ex governatore repubblicano
Barry Goldwater la descriveva come "un abile e coordinato sforzo
per prendere il controllo e consolidare i quattro centri dí potere:
politico, monetario, intellettuale ed ecclesiastico grazie alla
creazione di una potenza economica mondiale superiore ai governi
politici degli stati coinvolti". Lo scrittore francese Jacques
Bordiot, sosteneva, inoltre, che per far parte della Trilateral, era
necessario che i candidati fossero "giudicati in grado di
comprendere il grande disegno mondiale dell`organizzazione e di
lavorare utilmente alla sua realizzazione", e precisava che il
vero obiettivo della Trilateral fosse quello "di esercitare una
pressione politica concertata sui governi delle nazioni
industrializzate, per portarle a sottomettersi alla loro strategia
globale". Il canadese Gilbert Larochelle, professore di
filosofia politica presso l`Università del Quebec, nel suo
interessante saggio "L`imaginaire technocratique",
pubblicato a Montreal nel 1990, ha definito, più semplicemente, la
Trilateral come una privilegiata élite tecnocratica: "La
cittadella bilaterale è un luogo protetto dove la téchne è legge e
dove sentinelle, dalle torri di guardia, vegliano e sorvegliano.
Ricorrere alla competenza non è affatto un lusso, ma offre la
possibilità di mettere la società di fronte a se stessa. Il
maggiore benessere deriva solo dai migliori che, nella loro ispirata
superiorità, elaborano criteri per poi inviarli verso il basso".
Il connotato resta sempre il medesimo: poca democrazia e poca
trasparenza. Piccolo inciso legato all`attualità della cronaca
politica: un altro italiano membro della Trilateral è l`onorevole
Enrico Letta, al centro di una polemica per uno strano biglietto
inviato al consociato professor Monti.
La terza prova della visione mondialista di Super Mario sta nel
fatto di essere un uomo Goldman Sachs. Per comprendere la
reale natura di tale istituzione
non occorre addentrarsi nei siti complottisti. E` sufficiente leggere
sul Monde del 16 novembre 2011 (giorno dell`investitura di Monti)
l`articolo di Marc Roche, corrispondente da Londra, dal titolo
sintomatico: "La `frane mavonnerie` européenne de Goldman
Sachs".
Si tratta di una vera e propria requisitoria contro la potente
banca d`affari, dall`incipit particolarmente duro: "Ils sont
sérieux et compétents, pesant le pour et le contre, étudiant les
dossiers à fond avant de se prononcer. L`économie est leur péché
mignon.
Ils ne se découvrent que très rarement, ces fils de la Lumière
entrés dans le Tempie après un long et tatillon processus de
recrutement. C`est à la Pois un groupe de pression, une amicale de
collette d`informations, un réseau d`aide mutuelle. Ce sont les
compagnons, maitres et grands maitres amenés à `répandre dans
l`univers la vérité acquise en loge"`.
Per il Monde, Goldman Sachs funziona come la massoneria, in cui ex
dirigenti, consiglieri ma anche trader della banca d`affari americana
si ritrovano oggi al potere nei paesi europei chiave per la gestione
della crisi finanziaria. In Europa Goldman Sachs si è fatta fautrice
di una forma di "capitalismo delle relazioni", e punta a
piazzare i suoi uomini senza mai lasciar cadere la maschera.
Può sembrare esagerato il giudizio del Monde, ma forse non lo è
se si pensa a un`altra singolare coincidenza. Si tratta del fatto che
l`omologo greco di Mario Monti, il professor Lucas Papademos
(anch`egli studi statunitensi), già vicepresidente della Bce (dal
2002 al 2010), e ora tecnocrate mandato a commissariare il governo
ellenico, è un altro uomo Goldman Sachs. Oltre che - guarda caso -
membro anche lui della Trilateral Commission. Il panorama si fa
ancora più inquietante se si considera che l`uomo Goldman Sachs più
potente in Europa è Mario Draghi. Nonostante tutte queste sinistre
coincidenze, faccio ancora fatica a cedere alle suggestioni
complottiste. Confesso, però, che quando ho letto sul quotidiano
economico Milano Finanza che è stata proprió Goldman Sachs a
innescare l`ondata di vendite di Btp il 10 novembre scorso, un
pensiero cattivo mi ha attraversato la mente.
Sarà forse perché il giorno prima, il 9 novembre, Mario Monti è
stato nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano. Una settimana dopo sarebbe diventato premier
sull`onda degli spread. Coincidenze.
Che cosa accomuna il Bilderberg, la Trilateral e Goldman Sachs? Il
fatto di essere circoli elitari interessati a creare un`economia
globale e un governo mondiale (selezionato più che eletto) . E di
avere tra i soci il Professore. E che ci fa Enrico Letta, l`uomo del
bigliettino, nella Trilateral?
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